“Perché un visionario è sempre una persona che pensa diversamente e che, dunque, suscita reazioni contrastanti: c’è chi crede che il suo sia un potere soprannaturale e c’è chi non cessa di tentare di scoprire quale sia il trucco. C’è chi lo applaude e c’è chi lo perseguita” (Steve Jobs – L’uomo che ha inventato il futuro).
Steve Jobs è forse nell’immaginario collettivo il visionario per eccellenza. Creativo, perfezionista, talentuoso, affamato di futuro ed a volte duro e spietato con i suoi collaboratori.
Tuttavia, proprio Steve Jobs subì quella che per molti può sembrare la più grande umiliazione professionale: doversene andare dall’azienda che aveva fondato. Non per lui che, da visionario appunto, vide questo allontanamento come un’opportunità che lo portò infatti a fondare Pixar, un colosso nell’animazione realizzata al computer che ha fatto la fortuna di molti film della Disneyland e qualche anno dopo ad essere richiamato in Apple.
Quante volte un visionario si sente fuori luogo, incompreso, osteggiato e qualche volta perfino umiliato?
Quante volte si sente solo nel perseguire e difendere qualcosa che pochi o nessuno vede come un’opportunità ma soltanto come una minaccia?
Le motivazioni per le quali questo accade credo siano molteplici.
In primis penso vi sia la paura: paura di ciò che non si conosce, paura di non essere all’altezza della sfida, paura di perdere potere.
Credo vi sia poi ignoranza, nel senso letterale di ignorare. Ignorare l’opportunità che si nasconde dietro ad una visione, ignorare come le tendenze stanno avanzando e dove ci porteranno, ignorare quindi come la visione sia nella direzione verso il futuro.
Alcune volte può esserci invidia, gelosia e rancore. Aspetti questi meno nobili ma solo in apparenza perché nascondono spesso anch’essi grandi debolezze.
Molte volte poi la responsabilità della solitudine del visionario va ricercata in esso stesso. Ciò accade quando dà per scontato che tutti siano in grado di comprendere e condividere una visione, quando anziché coinvolgere sui perchè di una visione si concentra in modo maniacale sul come raggiungerla impedendo di fatto a chi lo circonda di sentirai parte della stessa sfida.
Ma cosa spinge viceversa un visionario ad essere, nonostante tanta fatica, ostinatamente Beyond?
Credo vi siano almeno due fattori.
Innanzitutto, con grande sincerità, credo che un visionario sia molto spesso una persona vanitosa ed a tratti narcisista, ma di quel narcisismo che non sempre equivale a forza e sicurezza di sé ma spesso a bisogno di essere compreso. Queste caratteristiche lo portano ad essere contemporaneamente assetato di gratitudine e a trarre un senso di soddisfazione nel poter dimostrare, tipicamente qualche anno dopo, di aver ragione.
Ma penso che la principale ragione per la quale un visionario accetta questa fatica sia la profonda convinzione che il suo lavoro e le sue intuizioni renderanno la vita migliore a chi verrà dopo di lui.
Ecco in questo vedo nel visionario una persona straordinariamente umana.
Una persona che sa di lavorare spesso per un mondo che non sarà il suo ma al quale vuole ancor più bene.
Il visionario trova quindi nel profondo della sua solitudine, nello sconforto per la fatica necessaria, nella cattiveria che a volte lo colpisce una forza interiore e profonda che lo convince che si…. ne vale comunque la pena.
E questa forza è una ricchezza non tanto per lui ma per il Mondo intero che non sarebbe lo stesso senza visioni e visionari che hanno saputo andare Beyond!